Quando pensiamo al Beaujolais Nouveau ci viene in mente un vino commerciale/industriale frutto di uno sfruttamento indegno arrivato al suo picco negli anni '80. Ma in realtà cosa è?
Il Beaujolais Nouveau rappresenta simbolicamente quello che già nell'800 si vendeva come vino sfuso sotto il torchio, il vino novello, appena pressato, che probabilmente finiva pure di fermentare nel trasporto dalla cantina al ristorante dove era consumato, generalmente a Lione e a Parigi. Quella coda di fermentazione e l'anidride carbonica residua permettevano che si mantenesse fresco e fragrante.
Quando pensiamo al vino novello ci viene sempre in mente l'autunno, la compagnia, il pelare le castagne arrostite su un foglio di giornale tutti attorno ad un tavolo in famiglia o con gli amici. Il novello è per eccellenza un vino del convivio, è il vino dell'amicizia.
Il Beaujolais Nouveau nasce ufficialmente nel 1951, quando un comitato di produttori del Beaujolais aveva richiesto di poter utilizzare l'appellation Beaujolais per il novello, il "nouveau". Questo venne loro accordato il terzo giovedì di novembre di quell'anno, anticipando in deroga la possibilità di mettere sul commercio un vino con su scritto Beaujolais che di norma non poteva uscire prima del 15 dicembre. Da allora si festeggia il terzo giovedì di novembre come giorno del Beaujolais Nouveau.
Non esiste una "ricetta" del Beaujolais Nouveau, e vi confesso, spesso e volentieri è frutto delle più grandi porcherie enologiche possibili ed immaginabili facendo diventare il vino della gioia e della condivisione un tormento edonistico. Per questo motivo, e non solo, il buon Jules Chauvet, si interrogava di come non potesse esserci un modo per produrre un vino che fosse genuino, sano e senza utilizzo delle suddette porcherie enologiche. Arrivato ad una riflessione tradotta nella pratica della fermentazione spontanea semi carbonica, iniziò a produrre vini che fossero solo l'espressione di uva, tout court. Da lui si ispirarono alcuni produttori negli anni '80 proprietari di aziende che trovavano aberrante il sistema industriale della produzione dell'epoca: Marcel Lapierre, Thevenet, Foillard. Insieme a loro un giovane vignaiolo alla prima generazione di Villié Morgon, Guy Breton, P'tit Max, il quale si unì al gruppo sperimentando assieme un modo di produrre il vino in maniera genuina ed integrale.
Il Beaujolais Nouveau di Guy Breton come lo definisce lui stesso si traduce in:
"Il Beaujolais Nouveau è innanzitutto un vino di festa, di condivisione che abbiamo piacere di condividere appena dopo le vendemmie. E' il primo jus (=succo/vino) della nuova annata che proponiamo ai nostri clienti. E' un vino che adoriamo fino all'estate successiva, leggero, pieno di frutto croccante e glouglou (=beverino), un vero Beaujolais per quello che ci riguarda! Ed è altrettanto una sfida, di riuscire a produrre un vino in così poco tempo, rispettando tutta la nostra filosofia, il nostro modo di lavorare in maniera naturale per ottenere un vino preciso e di beva; insomma una gran bella ricompensa della vendemmia appena passata"
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