A tutto Meunier! Intervista a Champagne Jeaunaux Robin

Cyril Jeaunaux MD Small

C’è un Rinascimento in atto in Champagne che si sta consolidando sempre di più, anno dopo anno; vignaioli artigiani che stanno esprimendo come mai è stato fatto prima il carattere del proprio terroir, una svolta epocale per la terra delle Maison de Champagne.

Qui riportiamo l’intervista effettuata a marzo del 2020 ad uno degli esponenti della prima guardia del Rinascimento in Champagne, Cyril Jeaunaux dell’azienda Champagne Jeaunaux-Robin. Cyril senza dubbio ha saputo dar voce alla Vallée du Petit Morin in maniera straordinaria, riuscendo a far emergere l’unicità del carattere teso e affumicato del suo terroir, assolutamente inedito per questa regione.

Per vostra comodità vi indichiamo che leggerete le nostre domande con l’abbreviazione V e le risposte di Champagne Jeaunaux-Robin con JR.

Buona lettura

V: Una Domanda Profonda per iniziare. Che cos’è per voi lo Champagne?

JR: Per noi, lo Champagne, è prima di tutto un vino, un grande vino di territorio, un territorio unico, straordinario e molto eterogeneo.

E’ poi, il vino poi delle feste, della condivisione, della convivialità.

V: E se parlassimo dello stile Jeaunaux-Robin? Dateci qualche punto cardinale del vostro stile.

JR:Dato che ci chiedi i punti cardinali del nostro stile io ti risponderei così:

Il NORD: Fare vini personali, identitari, vogliamo produrre uno Champagne di carattere, non solo dello Champagne.

Il SUD: sinonimo di calore e convivialità, sicuramente un calice di Jeaunaux Robin vuole concorrere a questo spirito.

L’EST: la certezza della nascita del sole ogni giorno ci porta a pensare all’origine del nostro terroir, i suoli. Lavoriamo il terreno per concorrere all’espressione della mineralità nei nostri vini, una mineralità regalata dall’unicità delle nostre argille con blocchi calcarei e silice, amiamo moltissimo questa tensione minerale!

L’Ovest: ogni parcella è unica! Lavoriamole come se fossero tutte dei cru!

Vignes small

V: Ci potete dare qualche informazione sull’unicità del terroir di Talus de Saint Prix e sulla Vallée du Petit Morin?

JR: Il Petit Morin è un’affluente del fiume Marne, anch’esso apporta freschezza ed umidità. Durante l’estate questo microclima ci protegge dalle giornate più calde, in primavera invece è più complicato; abbiamo spesso gelate tardive fine aprile, inizio maggio e con l’anticiparsi sempre più sovente della stagione primaverile subiamo spesso dei danni più o meno importanti. Non c’è da stupirsi se gli anziani avessero da sempre privilegiato il Pinot Meunier : vegeta più tardi rispetto allo Chardonnay e nel caso ci fosse una gelata non troppo violenta la seconda gemma comunque porta frutto.

Per quanto riguarda i suoli principalmente troviamo argille con blocchi di calcare e silicio, ma non manca eterogeneità in questa piccola denominazione di 60 ha, infatti ad Ovest in passato era presente una cava di argilla bianca calcarea, ad est invece una zona di estrazione di sabbia, più scendiamo la collina verso il fiume, più incontriamo argille rosse.

V: Adesso ci piacerebbe chiedervi di focalizzarvi su due aspetti della vinificazione: la pressatura ed i vin clairs.

JR: Per quanto riguarda le pressature noi lavoriamo con due Coquart tradizionali. Per farvi due risate durante le visite in cantina a volte ci chiedono se le usiamo davvero! Ma dalla nostra parte siamo davvero molto contenti e fermi sulla nostra scelta piuttosto che utilizzare delle presse orizzontali pneumatiche o a dischi: 1 vediamo l’uva e il mosto scorrere; 2 il capovolgimento manuale, attraverso il forcone, dell’uva tra una pressata e l’altra è decisamente più delicato rispetto ad un macchinario idraulico o meccanico; 3 Ad ogni pressatura smontiamo e laviamo interamente tutta la pressa.

Con una pressa da 2000Kg ed una da 4000Kg abbiamo la possibilità di seguire un ritmo lento di pressatura e riusciamo addirittura a poter isolare fino ad un piccola parcella (0,2 ha corrisponde circa a 2000 Kg). Per noi questo approccio è fondamentale perche successivamente siamo in grado di andare a vinificare dei vin clairs che siano veramente espressione di una parcella in una determinata sottozona. Aggiungo che da qualche anno oramai siamo giunti alla conclusione che preferiamo che i nostri vini non svolgano la malolattica, come molti nostri amici vignaioli di Terre et Vins, questo per mantenere freschezza e tensione minerale. Considerati i Ph molto bassi, i batteri lattici sono abbastanza inibiti e dunque la quantità di solforosa necessaria perché non si svolga è davvero bassa. I vin clairs sono come le note musicali di una sinfonia che poi andremo a comporre nell’assemblaggio della cuvée, generalmente i vin clairs vengono assaggiati tra gennaio e marzo per decidere gli assemblaggi, in questo momento stiamo parlando del cuore del nostro mestiere.

pressa 1 small

V: Il clima sta cambiando ovunque, in Borgogna i vignaioli del sud stanno adottando tecniche colturali del sud della Francia. In Champagne il cambiamento climatico ha dell’incredibile. Cosa vi porterà questo clima a livello agricolo? E perché la Vallée du Petit Morin potrebbe avere una carta in più da giocare?

JR: Anche la Vallée du Petit Morin sta conoscendo il cambiamento climatico: inverni più miti, primavere sempre più precoci ed asciutte e per finire delle estati sempre più calde. La sfida in Champagne sarà quella di mantenere acidità e tensione nei nostri vini. Abbiamo messo in pratica da qualche anno delle pratiche agricole interessanti, abbiamo infatti notato che il lavoro dei suoli dona dell’acidità nei vini, non abbiamo capito bene il motivo scientifico, ma empiricamente succede, inoltre rivoltare l’erba nei filari durante la primavera limita la concorrenza idrica con la vigna.

A livello di maturità dell’uva ci dobbiamo confrontare con un anticiparsi sempre più importante della maturità fisiologica dell’uva (rapporto tra acidità e zuccheri ) con un ritardo invece della maturità fenolica (aromaticità). Questo aspetto lo dobbiamo cercare di controllare il più possibile anche in rapporto al meteo dell’annata per riuscire ad arrivare a vendemmia con il miglior compromesso possibile.

La Vallée du Petit Morin per concludere ha sicuramente un vantaggio a fronte di questo cambiamento climatico in regione, la presenza del Petit Morin, le argille con blocchi di calcare e silice, tutto questo concorre alla presenza naturale nei vini della mineralità, freschezza e tensione. E’ il nostro terroir.

V: Siete parte dell’associazione Terre et Vins de Champagne, qual è l’importanza di far parte di un gruppo così in una regione rinnomata come la Champagne? Quali sono i punti positivi e negativi?

JR: Facciamo parte di Terre et Vins de Champagne dalla sua creazione nel 2009. Da sempre condividiamo con il resto del gruppo la medesima filosofia di lavoro della terra e la ricerca d’identità nei vini.

Questo gruppo è stata un’incredibile occasione per far conoscere a livello internazionale la realtà degli artigiani in Champagne, e spiegare il forte legame tra la terra e i vini anche proprio grazie all’assaggio dei vin clairs. Vedo solo punti positivi in tutto questo.

Terre et Vins de Champagne è probabilmente all’origine del rinascimento in Champagne; moltissimi altri gruppi so sono creati dall’epoca ma con lo stesso spirito, dar voce agli artigiani nella nostra regione e così una volta all’anno professionisti di tutto il mondo si radunano in Champagne per gli eventi delle associazioni diventando un fenomeno paragonabile ai Grands Jours de Bourgogne. La nostra visione in Terre et Vins de Champagne è essere ascoltati, magari un giorno anche seguiti.

A livello personale dobbiamo molto a Terre et Vins de Champagne sia per il livello di scambio tra le aziende, una condivisione tra produttori di altissimo livello e poi sicuramente un grande plus per tutto il comparto export.

Enherbement small

V: Negli ultimi anni ci sono sempre più appassionati del Pino Meunier, cosa ne pensate?

JR: Francamente ne sono molto contento! In passato il Pinot Meunier era messo in seconda fila rispetto agli altri vitigni della Champagne; Più difficile da lavorare, meno produttivo, assente dai grand cru, non era sotto i riflettori!

Nonostante questo però occupa in Champagne 1/3 della superficie, esattamente come gli altri due vitigni (Chardonnay e Pinot Noir ndr.). Il Pinot Meunier dona vini morbidi, fruttati, che evolvono in maniera un po’ più veloce, certamente, però danno una bella rotondità all’assemblaggio.

Siamo sempre più produttori a vinificare in purezza il Pino Meunier.

Sembrava quasi che lo volessimo nascondere e poi è stato il consumatore a scoprire quanto potesse essere appagante e goloso se lavorato a monte in modo sapiente ed artigianalmente. Credo che in futuro sarà ancora più valorizzato dal mercato.

Dal canto nostro, il Pinot Meunier copre il 60% della superficie vitata in azienda, particolarmente adatto ai terreni argillosi e alle condizioni climatiche che si riscontrano, come già dicevamo, alle caratteristiche della Vallée di Petit Morin.

V: A volte vediamo la nascita all’interno di un’azienda di uno Champagne di parcella, quali sono le tappe per scegliere di isolare una parcella come lieu dits?

JR: E’ una scelta che nasce dal tempo e dall’esperienza. Abbiamo la fortuna di vinificare le parcelle in barrique da 228 l e in vasche di acciaio da 25 hl, ogni anno nell’assaggio dei vin clairs ci rendiamo conto di quali parcelle hanno un carattere degno di essere isolato e quindi di fare un vino di parcella.

Prendiamo ad esempio la nostra parcella La dessous de la Cabane, una parcella che soffre di clorosi, una malattia virale trasmessa da nematodi. Tutti gli anni i grappoli e i chicchi sono più piccoli del normale: i rendimenti sono bassi ma dall’altra parte abbiamo una grandissima concentrazione aromatica. Queste caratteristiche sono ideali per la produzione di un vino rosso per il nostro rosé di assemblaggio ma allo stesso tempo anche per il nostro rosé de saignée. Inoltre questa parcella è attraversata da una vena di argilla rossa che concorre ad esaltare queste caratteristiche aromatiche. Abbiamo accettato di continuare a coltivare questa vecchia vigna nonostante i rendimenti molto bassi per l’unicità del frutto che riusciamo ad ottenere. Altre parcelle invece sono state scelte perché sono vigne vecchie o per la natura del suolo e dell’esposizione eccezionale.

Tonneau JR small

V: Les Marnes Blanches e l’Instinct Meunier sono parte di un nuovo progetto dell’azienda, partito da qualche anno, qual è stato l’obiettivo nella creazione di questi Champagne?

JR: In Cote des Blancs, ed ancora di più nei grand cru, i Blanc de Blancs ottengono sempre l’apice della classifica. Con Les Marnes Blanches, volevamo mostrare che nella Vallée du Petit Morin e in modo particolare nella nostra parcella su marne bianche Les Vignes Douces, potevamo produrre un grande Blanc de Blancs. E’ stata una scommessa d’orgoglio!

Risultato? Les Marnes Blanches hanno ottenuto un grande successo da parte del nostro pubblico nell’eterogeneità dei Blanc de Blancs perché il nostro Champagne esprime un carattere più agrumato e minerale con struttura e precisione che tutto sommato da ragione agli anziani quando dicevano che “qui, lo Chardonnay, pinotta”!

Dopo Les Marnes Blanches è stato naturale di spingere il nostro orgoglio nel creare un 100% Pinot Meuniuer, l’Instinct Meunier. La parcella è a fianco di casa nostra, una vigna di Meunier su argille rosse e silice piantata da mio padre più di 55 anni fa.

Questi Champagne di parcella sono di ispirazione borgognona, leggono una piccola parcella, uno Champagne di terroir e rappresentano una piccola parte della nostra produzione, ogni anno per ciascuno vengono prodotte solamente 1000-1500 bottiglie. Vogliamo far arrivare il messaggio del nostro terroir e soprattutto che sia l’espressione, sempre di un’annata.

V: Nella vostra visione, come saranno gli Champagne di Jeaunaux-Robin tra 20 anni?

JR: E’ una bella domanda! Saremo in fase di trasmissione della conoscenza ad uno dei nostri figli se vorrà continuare questa attività, il più grande ha 12 anni, sembra interessato, è un buon segno ma non vogliamo forzarlo, è un mestiere di grande passione!

Di conseguenza nel caso, come anch’io feci con mio padre, apprenderà dalla mia esperienza e apporterà la sua visione in azienda.

Fino a quel momento noi avremmo sicuramente migliorato nella gestione agricola, per essere più precisi ed efficaci con un minore impiego di energie in agricoltura. Spero che avremo modo di capire molto di più sulla vigna e la sua capacità di resistere alle malattie, in campo di vinificazione abbiamo ancora qualche asso nella manica! Per il momento rimane top secret [sorride].

Ma credo che il filo conduttore sarà la personalità dei vini, netti, precisi caratterizzati dal nostro territorio e dal nostro microclima.

Cyril Clemence small

Pin It