Voilà Les Sardines!! Intervista a Domaine Robert-Denogent

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Parlando di grandi produttori di terroir francesi, non possiamo non citare la Domaine Robert Denogent, che dalla sua parte oltre ad essere annoverata tra i precursori dei vini naturali e di terroir nel mondo, sono in grado ancora oggi di produrre vini con una forte identità territoriale, nessun vino di Robert-Denogent assomiglia ad un altro da loro prodotto. Saper far emergere le caratteristiche di ogni terroir nei vini è una maieutica rara, che richiede sensibilità ed estro artistico.

In questa intervista effettuata a marzo 2020 andremo a scoprire assieme alcuni dettagli che rendono unica questa azienda.

Per vostra comodità vi indichiamo che leggerete le nostre domande con l’abbreviazione V e le risposte della Domaine Robert-Denogent con RD.

Buona lettura!

 

V: Quando e com’è nata la Domaine Robert-Denogent?

RD: La Domaine Robert-Denogent è nata nel 1989. Le vigne appartenevano alla famiglia Denogent da circa un secolo. Ma è stato Jean-Jacques Robert, nostro padre (Nicolas Robert e Antoine Robert ndr) che ha fondato l’azienda nell’89 e ha raccolto, prodotto, affinato e messo in bottiglia per la prima volta le vigne della famiglia. L’azienda contava circa 5ha all’epoca complessivamente su Pouilly-Fuissé.

V Come mai vostro padre veniva definito come un personaggio contro corrente e visionario nel maconnais?

RD: A partire dall’inizio delle sue attività nel 1989, Jean Jacques ha lavorato in maniera artigianale e naturale. Vini senza chimica e non manipolati: vedemmie manuali, lieviti indigeni, nessun additivo e ha sempre affinato i suoi vini per almeno due inverni, all’incirca 18 mesi, senza travasi o nessun altro intervento.

V: Qual è stato il ruolo di Marcel Lapierre per vostro padre nell’approccio ad una viticoltura sostenibile e alla vinificazione senza additivi?

RD: A partire dal 1990, Jean Jacques ha conosciuto ed è diventato grande amico di Marcel Lapierre. Ha condiviso moltissimo con lui ed altri vignaioli, per esempio: Laurent di Domaine du Gramenon, Pierre Overnoy, Roch, Philippe Pacalet; oltre che al saggista pensatore Jacques Néauport, precursore della corrente dei vin nature.

Nel periodo di frequentazione con la famiglia Lapierre, Jean Jacques incontra Kermit Lynch che fu all’epoca pioniere della distribuzione dei vini naturali di terroir/artigianali nel mondo.

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V:Quale stile di maconnais ricercate?

RD: Il cambio climatico è innegabile. Siamo nel sud del maconnais, dove il clima è molto caldo e le maturità sono precoci. Abbiamo certamente i grandi terroirs della Borgogna ma allo stesso tempo il clima è più “sudista”. Noi non godiamo più della stessa acidità comparandoci al nord della Borgogna. Il maconnais propone dei vini appaganti, ricchi e rotondi. La tendenza di mercato attualmente è piuttosto la leggerezza e la tensione, ma nonostante questo, dato che non siamo a Chablis dove si possono permettere naturalmente un’acidità naturale che corrisponde alla domanda di mercato, noi preferiamo vendemmiare comunque a maturità dell’uva piuttosto di vendemmiare prima per avere acidità ma senza la giusta maturità. Non si fanno dei buoni vini solo con l’acidità. Il nostro stile è sempre stato di vendemmiare l’uva al massimo della maturità, una scelta da sempre controcorrente in regione, e poi, oggigiorno bisogna andare veloci per questo motivo noi affiniamo ancora più a lungo i nostri vini, in modo che trovino un equilibrio naturale; Oggigiorno bisogna produrre vini austeri, acidi, leggeri, “magri” e per questo noi produciamo dei vini “old school” come li facevamo in passato, vini appaganti, potenti ma con della freschezza, si, siamo persone controcorrente.

V: I vostri vini sono ricchi, complessi con della materia, ma c’è un caratteristica che esce sempre, la grande mineralità e freschezza, caratteristiche non comuni in una regione calda come il maconnais, cosa vi rappresenta questa caratteristica?

RD: Come dicevo, siamo un una regione calda con delle acidità basse ma dei pH relativamente alti. La SOLA ed UNICA maniera per mantenere un buon equilibrio con della freschezza naturale, ovviamente senza aggiungere zuccheri, acidi e a volte nemmeno di solforosa, è effettuare dei lunghi affinamenti in cantina. Tutti i nostri vini sono affinati in cantina senza nessun batonnage, travaso o intervento fino ad almeno due inverni, oggi parliamo di 20 mesi. Gli affinamenti possono essere anche più lunghi sul nostro Puilly-Fuissé La Croix da suoli di scisto. Su questo terroir, le maturità arrivano precocemente, le acidità sono basse ma grazie a questo lungo affinamento di almeno 30 mesi riusciamo ad ottenere freschezza, mineralità e tensione. Con l’obiettivo di mantenere una freschezza naturale, abbiamo optato per diversi vasi vinari per le vinificazioni. In un passato recente, utilizzavamo solamente delle barriques tradizionali borgognone da 228 l, oggi invece abbiamo optato anche per dei tonneaux da 500 l, delle uova di cemento e delle vasche in acciaio. Per quanto riguarda l’imbottigliamento cerchiamo di preservare un pelo di gas carbonico in modo tale da abbassare ulteriormente le dosi di solforosa in imbottigliamento e garantire dunque una freschezza naturale.

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V: Nel complesso dei vostri 13ha vitati, la maggior parte sono vigne vecchie, come questa caratteristica può dare dei vini unici?

RD: Le radici affondano bene nel terreno, questo garantisce una grande espressione del terroir. Le vigne vecchie producono di meno ma sono più resistenti allo stress idrico e meno sensibili alle malattie. Anche la maturità dell’uva arriva in maniera più moderata e regolare rispetto alle vigne giovani. Dunque ci sono molti aspetti positivi di lavorare con vigne vecchie ed il tutto è rinforzato dall’agricoltura biologica praticata.

V: In questo periodo storico parliamo spesso di cambiamento climatico, come state gestendo in vigna ed in cantina questa situazione?

RD: Stiamo adattando il nostro lavoro in vigna con alcune tecniche utilizzate dai vignaioli del sud della Francia. Quest’anno per esempio non cimeremo più le vigne più sensibili al caldo, in particolar modo quelle sullo scisto, avvolgeremo la parte verde sul filare, accappannando i tralci senza cimarli. Inoltre cercheremo di creare un tappeto vegetale triturando i tralci delle potature per mantenere più fresco ed umido il suolo.

V: Se vi dico “Cuvée Jules Chauvet”, com’è nato questo vino e perché?

RD: Jules Chauvet è il padre dei vini naturali. Uno studioso che ha sempre lavorato in maniera da ridurre sempre di più la dose di solforosa nei vini. E’ morto alla fine degli anni ’80. I suoi nipoti avevano ereditato i 6 ha di vigneto della proprietà. Jean Claude Lapalu, eccellente produttore del Beaujolais, è stato incaricato come intermediario per selezionare 5/6 vignaioli che avrebbero curato questi vigneti di gamay sotto la denominazione Beaujolais Villages. Noi oggi, lavoriamo in biologico su 0,6 ha di vigneto della famiglia Chauvet, vinifichiamo le uve senza alcun tipo di additivo e senza solforosa, come avrebbe fatto Jules Chauvet. Da qui nasce la Cuvée Jules Chauvet.

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V: Les Sardines è diventata oramai una bottiglia iconica della vostra azienda, da dove arriva l’idea di questa bellissima etichetta?

RD: In passato, prima di Les Sardines ogni vino corrispondeva ad una parcella, infatti su tutti i nostri vini è possibile leggere il nome della parcella come ad esempio “La Croix”. Les Sardines invece è un vino nato più tardi dall’assemblaggio di più parcelle del maconnais, per questo vino non aveamo intenzione di inventare un termine impreciso della serie “cuvée excellence” o altri. Abbiamo un carissimo amico: è un bravissimo pittore del Baujolais che in passato è stato sommelier in un 3 stelle michelin, si chiama Denis Pesnot, è un amico di molti grandi produttori di vino francesi come anche di ristoratori. Tra l’altro potreste ammirare una delle sue meravigliose opere dipinte sul soffitto della cantina di Marcel Lapierre a Villié-Morgon. E così, avevamo qualche opera a casa di Denis, tra cui anche il dipinto di “Les Sardines” che domina ancora oggi nella mia sala da pranzo. Un giorno ci siamo semplicemente detti:” E se utilizzassimo questo dipinto, con il benestare di Denis, per il nostro Macon-Villages?”. Senza nessun tipo di malizia, né di marketing abbiamo fatto copia e incolla del dipinto sull’etichetta ed è nato il Macon Villages Les Sardines! Pensate che le persone credevano che le tre sardine rappresentassero Jean Jaques, Antoine e me (ndr. Nicolas Robert)!

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V: Nella vostra gamma di vini quale rappresenta maggiormente la vostra idea di vino?

RD: Il vino che oggi, io e mio fratello, preferiamo maggiormente è la cuvée La Croix. Anche se è attualmente ancora in affinamento, crediamo che la cuvée La Croix 2017 potrebbe essere uno dei migliori vini che abbiamo mai fatto in azienda fino ad oggi, parlo soprattutto dei vini che abbiamo prodotto da quando nostro padre è in pensione. Uno stile imponente, ricco, untuoso con un filo di riduzione. All’epoca di nostro padre, nonostante avessimo dei grandi terroir conformi all’idea borgognona di bianchi, come Les Reisses o Les Cras, Jean Jaques prediligeva altrettanto lo scisto (terroir su cui nasce La Croix). D’altronde è la particolarità di soprattutto di Fuissé, una vena di scisto che taglia il nostro territorio riportandoci subito a pensare ai grandi terroir della Mosella o di Savennières in Loira.

V: Ultima domanda, questa è difficile…Quale sarà il futuro dell’azienda Robert-Denogent, quale è la vostra visione?

RD: fino a solo tre mesi fa, avevamo 8ha di vigneto su 5 diversi paesi. Siamo in fase di acquisizione in un solo colpo di 4 ha di vigneto in Macon-Villages con una parte di aligoté. Un terroir eccezionale, in un località isolata in mezzo al bosco, è una zona meno calda e precoce rispetto a Fuissé. Passeremo dunque a 13 ha!

Siamo anche in fase di acquisizione di un terreno per costruire la nostra nuova cantina per traslocare dall’attuale, che è diventata troppo piccola e per nulla funzionale. Tutto questo è in pista e direi che per il momento può andare più che bene!

 

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a presto Scopritori

 

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